Poesia del Q.lo

se questo è un uomo...



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MARCO  INSOMMA

Nato a Pirla il 15.4.54 scrive poesie, sonnetti, strambotti, odi, inni, unni, epodi, versi giambici e altre catzate fin dall’eta’ di 1,5 anni.
Gia’ direttore irresponsabile di TRIBUNA GASTROENTERICA, dal 1980 collabora con molte riviste, specializzate in cappelle e cappesante, e quotidiani mensili.
Ha vinto numerosissimi millesimi premi in concorsi a "Chi sputa più lontano", panini con la mortadella e poesia ed è inserito in miliardi di antologie, anche scolastiche e porcografiche, e su miliarderrimi di siti internet.
Dal libro piu’ recente,
Orgasmi manuali (-Prefazione di Manuela Segovia - Ed. Mo'M'arrangioio - Manopoli, Aprilembre 2097), traiamo le liriche seguenti


GOCCIA DI SPERMA
(malinconia di una sega bucolica)


Il letame nei campi
e’ calpestato ormai
da pesanti stivali.
La’ sulla mano
bruciata dal tabacco
l'uccello è
come un folle nano. 
Acre nell’aria
l'odore di letame,
e la terra e’ solo un rotolo
di carta igenica immenso.
Uno schizzo di sperma
da una mano impietosa
vola decisamente
per posarsi sul bordo
del cesso abbandonato
e sporco, in agonia.

La poesia è intrisa di un simbolismo lirico da prosa poetica decisamente un poème en prose in cui l'autore cerca di cogliere insistendo su aspetti manuali della scena una precisa atmosfera, tutta la malinconia dell'autoerotismo campagnolo al tramonto. E il risultato è come di orgasmo: le figure e le persone non agiscono ma sono descritte in modo indiretto (es." Il letame nei campi/ e’ calpestato ormai/ da pesanti stivali" che sta a significare i contadini che tornanano a casa dai campi la sera oppure "la mano bruciata dal tabacco" che significa l'autore stesso della pippa)


INNOCENZA RUBATA

 Là in fondo
nel cinema porno
pupille di guardone
piu’ non vedono
scene arrapanti.

Non hanno piu’ spazi
i tossici
nei giardini
per  farsi una spada.

In terra
le reliquie
di un buongustaio
arteriosclerotico,
il cui cibo adesso
ha il volto marroncino
della dissenteria.

Nel procelloso
mare della vita
attendiamo un assegno
(o un centomila).

Nell’aria
trema il suono
d’una corda di chitarra
spezzato dal grido
impietoso: "Affanculo...
te e la tua chitarra del caTzo
....Affanculo!!!

Chiare immagini visive, linguaggio conciso e luminoso: ecco le qualità di questa lirica  che porta il segno della ricerca di nuove strutture attraverso un particolare atteggiamento nei confronti del linguaggio scurrile. Il Poeta sa con precisione su cosa fondare una poesia ,in qualche modo meno grottesca, che permette di indicare una sorta di incessante processo in cui le qualità e le relazioni degli oggetti divengono inseparabili al di là del loro aspetto rompente


LACRIME  D'AMORE
(in un cesso delle FfSs)

Finita la stagione della fragola
oggi il mio attrezzo resta cupo e malinconico
come il ritratto della solitudine

Recluso in questo cesso di stazione
tra le pareti gocciolanti e pallide
aspetta ancor la  gnokka  per risorgere
da questa mano mia  (non troppo inutile).

Lei se n’e’ andata via come una trota.
Col treno, col suo pessimo carattere e la sua cosa
lasciandomi una voglia incontrollata
che nell’ozio rode il corpo e graffia l’anima.

La condanna e’ questo mio vizietto
tra tazze e muri invasi dallo sporco
con la biro sulla porta sto per scrivere:
Giuliana la puttana - tel. 555'666'888'899.
Ma il rumore dello sciaquone
confonde le idee
con le mie lacrime.


EFFETTI  DELLA PROSTITUZIONE

Prugnette appassite
ammuffite abbandonate
Attrezzi inutilizzati
pendono tediati,
oziano
nei pantaloni vuoti
fra il  grigio giallognolo
del pelo.
Ride la bricca, fiera
alle richieste
dei passanti
Davanti al culo
l’idolatria;
sui fili elettrici
si masturpano
i raggi del sole.


INSPIRAZIONE DELLA CACCA
(allegoria gratuita)


Tra i vicoli
d’estate già
il tanfo di sudore
e’ insopportabile

Ma ben'altro odore ancora
si deve respirare:
allora il cuore
batte aritmico
per diventare affanno
nel gorgoglìo del vomito.

Paura di pestarci dentro,
alla cacca, inquietudine
troppo manifesta
che imbavaglia
qualsiasi inspirazione
per quanto umile

Il marciapiedi
e’ troppo duro
da masticare
e la vita del glande
gia’ decisa
da un profilattico di yuta
confezionato su misura
dal sarto ipovedente

Per un figlio della Cacca,
tra mani senza sapone
e voci urlanti,
una distesa di merda
e’ un miraggio.
E i fetori nuovamente
sanno troppo d’antico
per essere inspirati.

Ciò che interessa notare è che esiste per l'Autore la necessità di imporre al linguaggio il suo ruolo esatto per cui non c'è più "poesia", espressione di un'intuizione o attimo dello spirito, ma piuttosto "epica" come affermazione dell'uomo completo della sua dimensione corporale  in una relazione con tutti gli oggetti, poetici e non-poetici, che sono nel cuore e nella vita quotidiana dell'uomo. E le forme non saranno più statiche ma nasceranno dalle più varie necessità fisiologiche!

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